Classe 2°D informatica


Gli occhiali


Era un lunedì di una settimana come tante, Paolo, dopo essersi svegliato, lavato e aver fatto colazione si stava preparando per uscire.La scuola era una noia, per fortuna c’ era Mattia , che lui conosceva fin da piccolo e che era in classe con lui da tre anni .Sei mesi prima, durante un intervallo ,Mattia lo aveva trascinato in bagno .Fino a quel momento Paolo sapeva che Mattia era sempre stato un teppistello ,circondato dalle persone sbagliate, ma ciò che vide una volta che l’uscio si spalancò lo fece rimanere di sasso: una decina di ragazzi fumavano allegramente in cerchio. Alla vista dei due tutto il gruppo iniziò a borbottare, Paolo capì subito che lo stavano squadrando da cima a piedi ed era estremamente a disagio, ma Mattia, in modo amichevole, gli diede una pacca sulla spalla dicendo: “Questo è Paolo ragazzi, un mio amico di infanzia!” e ,dopo aver pronunciato questa parole ,gli altri lo guardarono con un certo interesse.Ad un certo punto un ragazzo alto si tolse la sigaretta dalla bocca e disse: “Lo vuoi fare entrare nella banda vero? , “Si ,esatto” rispose Mattia ,portandosi anche lui una sigaretta alla bocca, “Beh allora ci servirà uno di quegli sfigati delle classi qui vicino per fare l’iniziazione …”, “Non serve!” lo interruppe Mattia, “Garantisco io per lui”, il ragazzo fece una faccia dubbiosa “Se lo dici tu capo” concluse. Paolo in quel momento non capiva, banda? Iniziazione? Capo? Oltretutto quando aveva iniziato a fumare? Ma poco dopo Mattia chiarì i suoi dubbi: il suo caro amico di infanzia era diventato in poco tempo il capo di una banda di ragazzi violenti!Paolo era scioccato,ma quando gli parlò dell’iniziazione stava anche peggio, in pratica, per entrare in questo gruppo ,un ragazzo doveva scegliersi una vittima e darle una lezione, Com’era potuto cambiare così tanto? si chiese Paolo. Non era più la stessa persona che ricordava e ciò lo rendeva triste, tuttavia non ebbe il coraggio di allontanarsi da lui e dagli altri. Dopo tanto tempo era ancora un membro della banda e li trattava come amici , prendevano il treno insieme, mangiavano insieme, giravano per le strade insieme e a volte spaventavano qualche ragazzino , anche se a lui non piaceva, preferiva non muovere un dito e restare a guardare come un semplice spettatore . Gli altri gli dicevano cose come: “Non partecipi mai, che membro sei??” “Se continui così non ti farai mai rispettare!”, ma a lui non importavano granché certi commenti, ma di sicuro a Mattia sì. Quel giorno il gruppo stava per arrivare a scuola quando all’ improvviso Mattia disse: “Fermiamoci qui un attimo”, detto ciò tutti quanti tirarono fuori una sigaretta e cominciarono a fumare, tutti tranne Paolo, al capo non andava giù questo suo modo di fare e gli allungò la sua dicendo: “Tieni, dovrai iniziare prima o poi, no?” in risposta lui disse un semplice “Non mi va”, ma non se la sarebbe cavata così facilmente quel giorno… Mattia gli disse con un sorriso sul volto: “Su, su niente capricci! Fai qualche tiro anche tu!”. Paolo ,con una piccola smorfia di resa, portò la sigaretta alla bocca e fece qualche profondo respiro, inutile dire che, essendo la sua prima volta, finì per tossire quasi subito. Mattia distolse lo sguardo da Paolo ,perchè stava arrivando Nicolò, un ragazzo senza amici, che stava sempre da solo. Mattia si infuriavo solo guardandolo , in tutto il tempo passato alle superiori il bullo aveva conosciuto un sacco di persone che odiava a morte, ma Nicolò era in cima alla sua lista con un ampio vantaggio sui suoi altri concorrenti, per motivi tra l’altro che Paolo non sapeva chiaramente Gli altri membri del gruppo gli avevano accennato ogni tanto qualcosa come: “Se le cerca sempre”, fatto sta che, dopo nemmeno cinque secondi, corse da lui e iniziò a pestarlo, a spargergli il materiale scolastico per terra, a insultarlo e a sputargli addossso, solo per puro miracolo i suoi occhiali erano stati risparmiati. Una volta finita la sceneggiata Mattia tornò sui suoi passi e disse: “Entriamo a scuola, prima che gli dò il bis”, tutti ubbidirono e iniziarono a incamminarsi quando un pensiero venne spontaneo a Paolo:” Lo tratta davvero così solo perché gli pesta i piedi? No qui c’è qualcos’altro sotto.” Quello stesso giorno, all’uscita della scuola, Paolo, con una scusa ,riuscì a separarsi dal gruppo per seguire questo Nicolò, era davvero curioso di capire cosa avesse combinato, fatto sta che lo raggiunse il più silenziosamente possibile, ma alla fine il ragazzo se ne accorse, e ,avendolo riconosciuto come uno dei membri della banda del suo bullo numero uno ,si mise a correre a perdifiato. Paolo gli corse dietro e afferatolo per un braccio gli disse: “Frena, frena Nicolò non ti ammazzo mica! Voglio solo chiederti una cosa!”, il ragazzo era veramente terrorizzato, con molte difficoltà alla fine riuscì a calmarlo e a rivolgergli la sua domanda: “ Si può sapere che cosa hai fatto a Mattia per farti odiare tanto?”, il ragazzo con voce un po’ tremolante rispose: “Una sciocchezza”, “Di che si tratta?” chiese Paolo incuriosito, “Beh, in sostanza ci piace la stessa ragazza” disse, “Ok e poi?”Niente” Cosa, tutto qui?” “Già e continua a minacciarmi e pestarmi perché ho più possibilità di lui che lei ricambi” “Non mi sorprende” iniziò Paolo “Dopotutto con i suoi discorsi d’amore ci si potrebbe scrivere un testo comico, che motivo stupido”Nicolò ci ridacchiò sopra con sollievo, Una volta chiuso il discorso Paolo si scusò per averlo spaventato e riprese a camminare nella direzione della banda ,con la speranza di poterli raggiungere prima che arrivasse il loro treno. Arrivò in tempo e la prima cosa che Mattia gli chiese fu: “Paolo eccoti, perché ci hai messo tanto? Cosa ti ha trattenuto?” in risposta gli disse: “Niente di che, ho incrociato Nicolò e gli ho dato una lezione” , “Bene, bene! Mi fa piacere sentirlo! Stiamo facendo progressi” interruppe Mattia. Paolo era tremendamente triste per Nicolò, anzi aveva scoperto che sotto sotto gli stava pure simpatico, ma non si sarebbe mai messo contro la banda e Mattia per lui, era troppo rischioso, lo avrebbero pestato. Sapeva in fondo però che avrebbe dovuto scegliere: difendere Nicolò o continuare a ignorarlo? Ci dormì sopra, o meglio ci provò, dato che non chiuse occhio. La mattina dopo accadde la stessa identica situazione del giorno prima, Nicolò arrivava e Mattia si stava alterando, tutto ciò che riuscì a fare Paolo in quel momento fu di afferrargli un braccio e dirgli: “Vai a picchiarlo per quella storia della ragazza?” le parole gli sfuggirono di bocca, “Si e allora?” disse Mattia “Te l’ha detto lui? Non importa, non gli permetterò di mettersi in mezzo, punto” detto questo si liberò dalla presa di Paolo e corse verso Nicolò, lui invece di fermarlo rimase fermo a riflettere: “Non posso fare nulla, dovrà cavarsela da solo”, ma anche se lo pensava si diresse lo stesso nella direzione dei due.Mattia che lo sentì arrivare gli chiese: “Che c’è, vuoi dargliene anche tu?, prego accomodati” , ma invece Paolo lo prese e lo spinse via da Nicolò, allora il bullo più arrabbiato di prima gli urlò contro: “ Che diavolo fai?? Vuoi difenderlo? Guarda, farò finta che non sia successo nulla se finisci ciò che ho iniziato, ora!” ,nel frattempo gli altri guardavano la scena sorpresi e al contempo interessati, allora Paolo gli disse: “Sono davvero stufo di te e della tua banda da due soldi, me ne vado”.Mattia non credeva alle sue orecchie “Stai scherzando?? Vuoi davvero lasciare il tuo amico per questo patetico quattr’occhi?” disse .Paolo, con decisione mista a disgusto ,rispose: “Uno come te mi fa solo senso guardarlo, figurati considerarlo amico” tutti i presenti, soprattutto Mattia, rimasero ammutoliti finché il capo non ruppe il silenzio dicendo con rabbia: “Va bene! Fai come ti pare! D’ora in poi non dovrai preoccuparti di difendere lo sfigato ,perché adesso il mio nuovo bersaglio sei tu, mi hai davvero deluso” e con ciò lui e la banda se ne andarono, Paolo aiutò Nicolò a tirarsi su e a sistemare le sue cose. Un po’ di tempo dopo, mentre tornava a casa da scuola, Paolo fu raggiunto da Nicolò che gli chiese: “Sicuro di stare bene? Deve essere dura”, “No, tranquillo va tutto bene, sono solo un gruppetto di teppistelli, non mi fanno paura” rispose, “Meglio così” aggiunse Paolo, e in effetti era vero perché la banda prendeva di mira Nicolò perché era ingenuo e debole, ma Paolo si sapeva difendere, non erano una seria minaccia per lui; Paolo ,dopo quell’evento, non si limitò più a essere uno spettatore, ma divenne un vero e proprio difensore dei più deboli, questo fino alla fine dei suoi cinque anni di scuole superiori e all’arrivo del suo diploma di maturità.


ANNO NUOVO PROBLEMI NUOVI


Era il mio primo giorno di scuola alle superiori: ricordo ancora la data, 12 settembre 2017, e mi ricordo molto bene il primo impatto con la mia nuova classe. Avevo deciso di andare al liceo scientifico Cairoli, che era a circa 20 chilometri da casa mia perché non volevo che i problemi delle medie mi perseguitassero. Avrei potuto andare al liceo classico Leopardi che era a 10 minuti a piedi da casa mia, ma dato che molti dei miei vecchi compagni sarebbero andati là decisi di allontanarmi il più possibile. Il professor Rossi stava facendo tranquillamente l’appello degli studenti, quando una volta arrivato a me, e nominato il mio cognome, Gennaro subito iniziò a deridermi per la sua stranezza, come era solito fare già dai tempi delle medie. Subito sentii una voce provenire dal fondo della classe, mi girai e vidi una ragazza, che prontamente mi difese dicendo a Gennaro di tacere; in quel momento mi sentii consolata dal fatto che almeno qualcuno fosse disposto ad aiutarmi nonostante non mi conoscesse, ma il prof rimproverò la compagna per via del suo intervento richiamandola con nome e cognome; e fu così che scoprii che si chiamava Giulia Sabatini. Due giorni dopo entrai a scuola come al solito quando vidi Gennaro passarmi di fianco e buttare gli occhi sul mio braccialetto: in una frazione di secondo, mi prese il braccio e me lo sfilò. Per me era molto importante visto che era l’ultimo ricordo di mia nonna. Me lo sfilò e lo lanciò fuori dalla scuola. Andai a cercarlo ma nulla, non lo trovai. Per me quello fu il giorno più brutto della mia vita. Per fortuna in quel momento arrivò Giulia a consolarmi, non so come avrei fatto senza di lei. E fu così che si formò un’inaspettata amicizia tra me e Giulia. Passate varie settimane scolastiche, non mancavano le varie parole pesanti che mi venivano rivolte, oltre ad alcuni scherzi di cattivo gusto come la scomparsa della mia cartella o altre cose simili, ma la mia situazione era pressoché positiva con circa la media del 7 in quasi tutte le materie, dato che avevo Giulia che mi aiutava quando ne avevo bisogno sia per lo studio sia difendendomi da Gennaro all'occorrenza; ed io non ero da meno. Un giorno però mi comunicò una cosa che non mi sarei mai aspettata di sentirmi dire. Ricordo che era il 14 novembre e come ogni pomeriggio io e Giulia eravamo uscite a farci un giro per il centro; una giornata tranquilla, fino a quando lei mi disse che aveva iniziato a sentirsi con Gennaro su Instagram. Mi fece leggere le conversazioni, e io rimasi sconvolta da quello che stavo leggendo; quando ebbi finito di leggere le ridiedi il telefono e la misi in guardia sul suo conto, per esempio sul suo carattere infantile o sul fatto che già i primi giorni di scuola ebbero una discussione… ma lei non volle saperne nulla e mi confessò che stava iniziando a provare qualcosa per lui. In quel momento mi son sentita abbandonata, e agii in modo impulsivo mettendo Giulia davanti a una scelta: o me o Gennaro! In quel momento lei non seppe darmi una risposta, ma il fatto che fosse indecisa mi fece andare su tutte le furie al punto che me ne andai a casa. Da quel giorno, io e Giulia iniziammo a distaccarci l’una dall’altra e le azioni di bullismo su di me aumentarono, perché Giulia si era coalizzata con Gennaro, e dato che avevo confessato a Giulia alcuni fatti privati, tra cui anche la cotta che avevo per un ragazzo di terza, decisero di raccontare tutto a tutti. Mi sentivo offesa da tutti coloro che mi circondavano, e oramai andare a scuola era diventato un vero e proprio inferno: non potevo salire su qualsiasi mezzo pubblico senza incrociare lo sguardo di qualcuno della mia scuola che, indipendentemente da chi fosse, mi insultava e mi rinfacciava cose non vere che erano state diffuse da Gennaro e Giulia, che nel frattempo si erano anche messi insieme. Oramai il suono della mia voce era diventata una cosa più unica che rara dato che ero talmente offesa dal comportamento che tutti avevano nei miei confronti che mi tenevo tutto dentro e non ne parlavo con nessuno, tantomeno con i miei genitori. Volevo solo starmene da sola, perché tanto ormai più nessuno stava con me, perché volevano solo deridermi. Decisi di non andare più a scuola, ma non potevo stare a casa perché avrei potuto farmi scoprire dai miei genitori e dato che non volevo che venissero a sapere cosa mi stava succedendo, ogni mattina mi svegliavo come al solito, facevo la solita colazione e alle 7 circa uscivo di casa, ma non andavo a prendere il treno, bensì andavo in un bar vicino casa e stavo là fino a quando non era ora di ritornare a casa. Ma un giorno, mentre ripetevo la mia solita routine, al bar incontrai il professor Croce, che, vedendomi in quel luogo alle 10 del mattino, mi si avvicinò e mi chiese cosa stessi facendo lì, dato che a quell’ora sarei dovuta essere a scuola. Ero sotto pressione, non sapevo cosa rispondere; ovviamente non potevo dirgli che avevo saltato scuola e quindi mi inventai una scusa, anche se destai sospetti per l’insicurezza con cui parlai. Perciò decisi di confessare il tutto, prima che chiamasse i miei genitori per chiedere il perché della mia presenza al bar e non a scuola. Decisi così di raccontargli tutto, e ricevetti pieno sostegno dal prof, che mi disse che si sarebbe impegnato per organizzare un consiglio di classe straordinario per prendere provvedimenti nei confronti di Gennaro, e per permettermi di tornare a scuola in totale tranquillità. Tentò anche di convincermi a tornare subito a scuola ma io non volli saperne e decisi di aspettare la data del consiglio. Due giorno dopo incontrai, sempre in quel bar, non solo il prof Croce, che mi comunicò la data del consiglio straordinario, ma anche Giulia. Inizialmente feci l’indifferente e tentai di non incrociare il suo sguardo, ma lei decise di avvicinarsi e si sedette affianco a me, con l’intenzione di parlarmi. Mi raccontò del suo andamento scolastico e del fatto che stava sempre peggiorando, e poi mi disse che si era lasciata con Gennaro, al che io risposi che se era venuta solo per dare fastidio e per parlarmi di lui, poteva anche tornare a scuola. Ma lei in realtà era lì per chiedermi scusa. Iniziammo a parlare e dopo un lungo dialogo accettai le sue scuse, le chiesi se anche lei volesse partecipare al consiglio di classe straordinario organizzato dal professor Croce, e lei approvò. Non c’era più quel rapporto di amicizia che c’era prima ma ero comunque felice, finalmente avevo di nuovo un’amica. Il giorno del consiglio finalmente arrivò, io ripresi ad andare a scuola e Giulia mi stava vicino per non farmi più sentire sola; nonostante tutte le parole pesanti che mi venivano rivolte riuscii a stare a scuola e a recuperare tutte le verifiche mancate alzando così la mia media dei voti. Il 20 febbraio, dopo le lezioni, io, Giulia e anche Gennaro, ci presentammo al consiglio di classe e i prof mi diedero subito la parola per metterli al corrente della storia. Finito di raccontare, i prof decisero di punire Gennaro con una settimana di sospensione, e crearono una nuova regola d’istituto che citava testuali parole: ”Qualsiasi alunno che verrà colto in atti di bullismo verbale verrà punito con convocazione dei genitori e nota, mentre per chi verrà colto a compiere atti di bullismo fisico, saranno convocati i genitori e con sospensione per un giorno”. Così termina la storia del mio primo anno al liceo scientifico Cairoli, piena di avventure e disavventure, nuove conoscenze che mi hanno fatto passare un anno particolare. Ora sono diplomata e sto frequentando l’università di veterinaria, e guardo indietro a questa storia con un senso di rimorso, perché avrei voluto iniziare meglio quell’anno; purtroppo non è andata così ma ormai quanto successo mi può essere solo d’insegnamento.




Impaginato da Alessandro Filippelli 5Ci 2019/2020